HA RAGIONE VISSANI: LE DONNE IN CUCINA FATICANO PIU’ DEGLI UOMINI

By | 22 Settembre 2019

Le donne, nelle cucine dei ristoranti, faticano di più degli uomini. E la loro collocazione ideale è la pasticceria.

Parole che non sono state pronunciate da uno sprovveduto qualsiasi in cerca di notierietà fittizia, bensì da Gianfranco Vissani. Dallo chef Gianfranco Vissani, vale a dire da un big della ristorazione, un grande della  cucina nazionale, e non certo dall’altro ieri: due stelle Michelin,  al primo posto nella  Guida ristoranti italiani de l’Espresso per vent’anni, riconoscimenti a profusione,  carriera limpida e un nome che ha fatto la storia della ristorazione italiana. Insomma, uno che di cucina se ne intende, e che quando parla di cucina lo fa a ragion veduta.

Eppure, nei giorni scorsi, intervistato ai microfoni di Radio Capital (ma anche tu, Vissani, attento alle radio che frequenti…) da Edoardo Buffoni e da Michela Murgia, è stato trattato senza tante cerimonie alla stregua di un cretino, tra i risolini di scherno misti a espressione sarcastiche e grasse risate, più che altro da  parte della scrittrice,  che dopo aver riscosso uno dei suoi maggiori successi letterari recenti con il suo curriculum indirizzato all’ex ministro dell’Interno, è stata ora definitivamente canonizzata e inserita tra le schiere dei progressisti di sinistra più influenti, e sarà ben presto insignita dell’onoreficenza di “Saviano in gonnella 2018-2019″.

L’intervista verteva sul ruolo delle donne nella ristorazione, e il buon Vissani è stato invitato dai conduttori a dire la sua sul fatto che le cucine dei ristoranti siano o meno un ambiente prettamente maschile.

La risposta è stata ovviamente in Vissani-style, ovvero sincera, schietta e con un po’ di colore, ma basata su presupposti oggettivi e sull’esperienza e conoscenza di uno che in cucina ci ha passato una vita. Ebbene, proprio le sue risposte hanno causato lo sdegno mistro al disprezzo che si riserva ai minus habens da prte soprattuto della Murgia.

Ma cosa ha detto poi in fondo, il buon Vissani, di così fuori dalle righe?

In realtà lo chef non ha affatto detto cose assrude, nè ha rivelato chissà quale verità. Ha semplicemente detto cose ovvie, di buon senso, sotto gli occhi di tutti da quando mondo è mondo, e che solo in quest’epoca succube del più esasperato politically correct si possono considerare trovare denigratorie o mortificanti. Sul tema del presunto machismo ai fornelli, Vissani ha cioè ribadito quello che non lui, bensì madre natura ha stabilito, e cioè che le donne sono, di default, fisicamente più esili/deboli degli uomini, e che lavorare nelle cucine dei ristoranti-  a dispetto dei vari programmi TV che lo fanno passare come una lieve passeggiata tra una zucchina trifolata e un patè di foie gras – si suda, si fatica, si sta in piedi delle ore e si maneggiano padelle pesanti. E che le donne, quelle normali,  quelle non dedite alla palestra anche di notte e con gli addominali a tartaruga scolpiti da ore di body building, fanno più fatica degli uomini. Vissani ha cioè ribadito ai conduttori che le cucine sono ambienti faticosi, dove le donne sono naturalmente meno avantaggaite degli uomini. Ad essere precisi, alla domanda cioè se le cucine siano luoghi “maschilisti, con clima da caserma e che respingono le donne” posta dai conduttori, lo chef ha risposto con un pensiero di una linearità quasi sconcertante, in questi tempi di esternazioni tanto guardinghe quanto scipite confezionate appostas per non offendere nessuna categoria sociale: “Indubbiamente sì”, ha risposto il nostro, aggiungendo però immediatamente che però ” ci sono certe donne che sono fenomenali”.

Ecco, e già qui pare chiaro che non si possa tacciare lo chef di maschilismo in quanto 1) ha detto una verità sacrosanta e conclamata: la cucina è pesante, la cucina non è Masterchef e sono gli chef stessi a denunciare il clima pesante e il lavoro duro che si sono scelti. Anzi, molti non reggono e addirittura arrivano al gesto estremo e 2) ha però subito fatto omaggio alle donne, dicendo che alcune sono dei fenomeni. E questo non pare proprio essere maschilismo.

Certo, Vissani, com’è nel suo stile, ha poi aggiunto un po’ di colore, dicendo che “io non vorrei essere frainteso, ma la cucina per una donna è pesante. Poi ci sono quelle mascoline che non fanno parte di questo mondo. Però io dico una donna, una bella donna, noi la mettiamo sempre in pasticceria. Ha una funzione diversa da chi si occupa dei primi e dei secondi, perché le casseruole pesano. Al momento può non dar fastidio, ma a lungo andare potrebbe fare la differenza”.

Apriti cielo. Con quel commento, “bella donna”, Vissani si è attirato le ire di schiere di progressisti, femminste e di tutti gli esponenti di un certo tipo di mondo, e con il fatto di mettere le donne in pasticceria – dove è lecito pensare che Vissani non le obblighi ad andare con il fucile puntato ma che vi accedano per libera scelta –  si è guadagnato la dannazione eterna, almeno per tutti quei media schierati di cui Radio Capital, specialmente negli ultmi tempi, fa parte a pieno titolo.

Ma come si può davvero dar torto allo chef umbro?  E’ chiaro che la pasticceria è più adatta a  persone meno forti fisicamente, un conto è tagliare un quarto di bue, un conto è agghindare una porzione di panna cotta con un coulis di lamponi e due fiorellini. Tutto rientra nella normalità. anzi, nella ovvietà delle cose.

Nella prosecuzione dell’intervista, i due conduttori hanno poi  continuano a punzucchiare il sanguigno chef, probabilemnte anche consci del fatto che ogni sua parola genera comunque un boom di ascolti: “E’ una questione fisica, quindi, non ce la fanno”, maramaldeggia il conduttore

“Ma no, non è che non ce la fanno, ci sono certe donne che ce la fanno, ma durano poco, capisce…”, è stata la risposta di Vissani.

Ed è qui che è intervenuta Michela Murgia, che tra un risolino di scherno e e mimica facciale di compatimento rivolti al Vissani-pensiero, ha chiesto allo chef quante donne ci siano nella sua batteria di cucina. “Cinque, sei sette.. otto ci sono tutte – ha risposto lo chef -, quasi il quaranta per cento”. Beh, non male per quello che si voleva far passare come un orco retrogrado e maschilista. E anche la frase successiva in cui lo chef afferma che “per me, dal mio punto di vista, la donna deve spadellare per la famiglia” è chiarita subito dallo stesso, ed è molto meno becera di quanto possa apparire: “io qui ho le casseruole – e qui lo chef indica un marchio di pentole pesanti – e nessuno le tocca, nessuno! Noi abbiamo tutte batterie in rame, doppio fondo…”.

E qui vorrei fare un breve inciso personale e spezzare  una ulteriore lancia a conforto delle parole di Vissani: io stessa ho acquistato due anni fa una casseruola spaziale, costata un patrimonio, in ghisa smaltata: una casseruola Le Creuset. Pesa uno sproposito – oltre cinque chili, per dire – ,  l’ho usata due volte e ora è lì a far bella mostra di sè sul tavolo della cucina, usata esclusivamente come portafrutta; troppo pesante da maneggiare, troppo pesante da lavare, un vero patimento utilizzarla. E quindi condivido in pieno il giudizio di Vissani.

Ma il punto più alto viene comunque sul finale dell’intervista, dove un infante viene bellamente paragonato a una casseruola: “Ma secondo lei, Vissani, pesa più sollevare una padella o un bambino?”, chiede marpiona la Murgia, certa di aver avuto una bella trovata per la propria causa e poter prendere lo chef in contropiede. “Ma sono gesti completamente diversi!”, esclama Vissani. E come dargli torto? Un bambino a casa mia si solleva, non si spadella o altro,  e pare ingenuo, o quatomeno strumentale, voler paragonare i due tipi di “fatica”.

Insomma, ciò che è emerso da questa intervista, secondo il mio umile punto di vista, non è un presunto (e inesistente) maschilismo di Vissani per aver osato dire che la cucina è fatica, e che le donne possono trovarla più pesante degli uomni a causa della dotazione di madre natura, ma il fatto che sia stato trattato dagli intervistatori della gauche caviar proprio come lo scemo del villaggio. Ma Vissani non è il cretino del villaggio.Vissni, come nessun altro, non merita di essere deriso da pseudo-intellettuali di sinistra con il sopracciglio alzato e il politically correct brandito fino all’esasperazione. Vissani è uno chef di capacità indiscusse, con un’esperienza infinita in cucina, e quando parla sa quel che dice. Si può essere d’accordo o no con il merito del suo pensiero – e io concordo totalmente con quanto da lui affermato nell’intervista, e non solo in quella attuale -, ma anche in caso di vedute diverse, scherno, disprezzo e compatimento non si addicono comunque a coloro che si propongono come gli Alfieri della correttezza e della tolleranza, ma solo però con chi la pensa come loro. Per gli altri, il trattamento da fenomeno da baraccone è assicurato. Con buona pace del politically correct.