IL DECALOGO DI MICHELE FERRERO: LA CHIAVE DEL SUCCESSO STA NEL RISPETTO (no, non nella Nutella)

By | 17 Maggio 2019

Il Gruppo Ferrero non è solamente il nostro pusher di Nutella abituale, ma è oggi è un colosso a livello mondiale, con milioni di fatturato e migliaia di dipendenti sparsi in tutto il mondo.

Dalla prima piccola bottega aperta nel 1946 da Pietro Ferrero ad Alba, oggi la Ferrero è una multinazionale che impiega oltre 20.000 dipendenti in tutti gli stabilimenti in giro per il mondo, e che prosegue una politica di acquisizioni che ha visto, negli ultimi anni, inglobare molte delle maggiori realtà dolciarie internazionali, come l’americana Fannie May nel 2017, le attività dolciarie di Nestlè nel 2018 per finire ai giorni nostri, in cui il gruppo ha annunciato l’acquisizione del comparto biscotti e gelati della Kellog Company per 1,3 miliardi di dollari.

Ma tutto questo successo non è dovuto al caso, e si poggia su basi solide, concrete, che Michele Ferrero, mancato nel 2015 – il padre dell’attuale Presidente del gruppo, Giovanni, e figlio del fondatore, Pietro – ha messo a punto più di 40 anni fa. La base, infatti, del successo inscalfibile e della continuità nel tempo di questa grande impresa non sta non solo nella qualità dei prodotti, nei processi di produzione o in una indiscutibile abilità gestionale (e no, non sta nemmeno in quella magia di prodotto chiamata Nutella, oggi sempre più attaccata da più fronti ma che sempre rimane inscalfibile nei nostri cuori e nei nostri gusti), ma anche e soprattutto nel trattamento della prima tra le risorse con cui una azienda si trova a doversi rapportare: il personale. O meglio, le persone.

Prima della qualità delle materie prime, prima della tecnologia sempre all’avanguardia, prima delle tecniche di marketing e delle varie politiche aziendali, la Ferrero ha sempre messo davanti le persone, gli operai, coloro che lavorano all’interno dell’azienda, trattandoli non sempliceente come “fornitori di lavoro”  ma come persone di cui aver cura, importanti, quasi di famiglia; non una massa indistinta di lavoratori senza nessuna identità ma persone vicine, a cui porre attenzione e da fare sentire partecipi.

Per questo il decalogo per i manager dell’azienda – coloro che hanno a che fare tutti i giorni con i lavoratori – messo a punto da Michele Ferrero quaranta anni fa è probabilmente quello che sta alla base del successo e della solidità dell’azienda, perché sposta il fucus dal prodotto, e dal reddito, alle persone, alla gente che lavora.

Una politica comune a diversi tra i grandi capitani d’industria del passato (tra cui non possiamo non ricordare  l’Avvocato, Gianni Agnelli, che offrì alla propria manodopera tutta una serie di benefit e agevolazioni – ad esempio le borse di studio per i figli dei dipendenti, gli accessi agevolati a impianti sportivi, le colonie estive e  i regali di fine anno per i figli dei dipendenti, senza dimenticare il classico orologio per i 40 anni in azienda conservato gelosamente dagli “anziani Fiat” – tesi ad avvicinare la proprietà alle maestranze) e che è alla base di una azienda che oggi diremmo “etica”, mirata non solo al risultato ma anche alle condizioni di chi presta la sua opera al suo interno.

Per questo le “massime da seguire nei contatti con il personale” (questo il nome con cui è conosciuto il decalogo all’interno dell’azienda) stilato da Michele Ferrero agli inizi dell’avventura è ancora oggi attualissimo.  Perchè nessuna azienda può prescindere da coloro che vi lavorano e che contribuiscono ogni giorno al successo del prodotto. E per questo il primo consiglio con cui si apre il decalogo per i manger è di estrema imporatanza: “Quando parli con un individuo ricorda: anche lui è importante”.

Ecco: Ferrero, con il suo decalogo, dà valore a un fattore che è il primo e il più importante in una azienda come in ogni altra attività: il fattore umano.

Ed ecco sotto riportato il decalogo (in realtà composto di 17 punti) di Michele Ferrero, così come riportato dalla Gazzetta di Alba e da Forbes: non vi troverete massime mirabolanti, postulati di etica o tecniche sofisticate di gestione del personale: si tratta solo di semplici considerazioni, di consigli che hanno come unica base un prinicipio che dovrebbe essere tanto ovvio e naturale quanto oggi, invece, è disatteso: il rispetto.

LE LINEE GUIDA DI MICHELE FERRERO PER IL TRATTAMENTO DEI LAVORATORI IN AZIENDA

1-Nei vostri contatti mettete i vostri collaboratori a loro agio:
-Dedicate loro il tempo necessario e non le “briciole”
-Preoccupatevi di ascoltare ciò che hanno da dirvi
-Non date loro l’impressione che siate sulle spine
-Non fateli mai sentire “piccoli”
-La sedia più comoda del vostro ufficio sia destinata a loro

2- Prendete decisioni chiare e fatevi aiutare dai vostri collaboratori, essi crederanno nelle scelte a cui hanno concorso

3- Rendete partecipi i collaboratori dei cambiamenti e discutetene prima della loro attuazione con gli interessati

4- Comunicate gli apprezzamenti favorevoli ai lavoratori, quelli sfavorevoli comunicateli solo quando necessario, in quest’ultimo caso non limitatevi a una critica, ma indicate ciò che dovrà essere fatto nell’avvenire perché serva a imparare

5- I vostri interventi siano sempre tempestivi: “Troppo tardi” è pericoloso quanto “Troppo presto”

6- Agite sulle cause più che sul comportamento

7- Considerate i problemi nel loro aspetto generale e non perdetevi nei dettagli, lasciate ai dipendenti un certo margine di tolleranza

8- Siate sempre umani

9- Non chiedete cose impossibili

10- Ammettete serenamente i vostri errori, vi aiuterà a non ripeterli.

11- Preoccupatevi di quello che pensano di voi i vostri collaboratori.

12- Non pretendete di essere tutto per i vostri collaboratori, in questo caso finireste per essere niente.

13- Diffidate di quelli che vi adulano, a lungo andare sono più controproducenti di quelli che vi contraddicono.

14- Date sempre quanto dovete e ricordate che spesso non è questione di quanto, ma di come e di quando.

15- Non prendete mai decisioni sotto l’influsso dell’ira, della premura, della delusione, della preoccupazione, ma demandatele a quando il vostro giudizio potrà essere più sereno

16- Ricordate che un buon capo può far sentire un gigante un uomo normale, ma un capo cattivo può trasformare un gigante in un nano

17- Se non credete in questi principi, rinunciate ad essere capi

Crediti: Forbes, Gazzetta di Alba