VA AL RISTORANTE E TROVA UNA PERLA NELLA ZUPPA DI OSTRICHE

By | 19 Dicembre 2018

Trovare una perla in un’ostrica non è certo una cosa usuale, anzi, molti di noi pensano che in fondo questa storia delle perle contenute nei molluschi non sia così reale e che certe cose accadano solamente nei cartoni animati o nei film per bambini.
Bene, allora andate a dirlo a Rick Antosh, un settantenne americano che una bella sera, recatosi in un ristorante con un amico di vecchia data per brindare ai tempi che furono con ostriche e Champagne, si è ritrovato sotto i denti proprio una bella perla.
I due si erano recati, per festeggiare degnamente la loro amicizia, nel più rinomato ristorante di New York in fatto di ostriche e molluschi, il ‘Grand Central Oyster Bar & Restaurant’, a Manhattan e avevano ordinato la loro bella zuppa di ostriche.
Ad un certo punto, l’uomo ha avverito qualcosa di duro sotto i denti? Una pietruzza dimenticata, un sassolino, un’otturazione saltata? Macchè, niente di tutto questo: il corpo estraneo finito nella bocca del fortunato cliente era nientemeno che una perla, una splendida, lucente, autentica perla. Un vera fortunata, scovata in una zuppa dal valore di poco più di 14 dollari (circa 13 euro). Un fatto davvero sensazionale, considerato che lo chef del locale, che vi lavora da ben 28 anni, ha detto che in tutti i suoi anni di servizio, questa è stata solo la seconda volta che un cliente ha avuto la fortuna di trovare una perla in un’ostrica, nonostante il locale venda qualcosa come cinque milioni di ostriche ogni anno.+
Un vero colpo di fortuna, che non uguaglia però quello accaduto ad una coppia di un ristorante di Salerno nell’agosto 2015: quando il titolare del locale ha preso nota della prenotazione telefonica della coppia, con tanto di richiesta di ostriche, e non avendone più a disposizione, si è recato subito in una vicina pescheria, a cui però ne erano rimaste solo tre. E in quelle tre ostriche si nascondevano cinque perle.
Cose che (a volte) succedono anche nella realtà. Sempre “agli altri”, ovviamente.